Antica Roma e Via Flaminia 

La via Flaminia era fondamentale per i collegamenti tra Roma, la Gallia Cisalpina e tutta l’Europa settentrionale.
Così le città che si presentavano come snodi principali di questa direttrice conobbero una felice prosperità: da Rimini a Pesaro sino a Fano, poi verso Roma fino ad incontrare l’incredibile strozzatura della Gola del Furlo, uno straordinario canyon tra i monti Pietralata e Paganuccio, e quindi a proseguire fino a raggiungere la capitale dell’impero.
Chi oggi segue l’antico itinerario della via Flaminia, incontrerà siti archeologici di grande importanza, paesi cinti da mura e arroccati sulle colline della valle del Metauro, suggestivi scenari naturali: chilometri e chilometri di piccole meraviglie da scoprire senza fretta.


La Storia

L’opera viaria che mette in comunicazione la costa adriatica con quella tirrenica ha un “padre”: il console romano Caio Flaminio. Per portare a termine l’ambiziosa opera furono impiegati migliaia di schiavi e anche le legioni del console si impegnarono nella non facile costruzione.

 


La Galleria

Il Furlo possiede quattro gallerie, ognuna delle quali rappresenta una tappa fondamentale nella storia della viabilità italiana.
La prima galleria umbro-etrusca fu costruita nel 400 a.C. e rispondeva alla necessità di sviluppare rapporti commerciali. Questa galleria misurava 8 metri in lunghezza, 3,30 in larghezza e 4,40 in altezza. La tecnica usata per la sua costruzione prevedeva un riscaldamento della roccia e quindi un immediato raffreddamento della stessa con acqua e aceto, per andare poi a lavorare con uno scalpello e asportare il materiale scheggiato. Ci vollero probabilmente un paio d’anni perché la galleria fosse portata a termine, ma gli effetti furono subito evidenti: finalmente la gola poteva essere attraversata anche quando le acque del fiume Candigliano erano in piena.

La strada divenne ben presto una via di respiro europeo e i romani la munirono di opere di edilizia stradale, come viadotti e mura di sostegno, nei punti più critici. Nei pressi dell’Abbazia di Petra Petrusa è conservato un viadotto di ottima fattura e, nella Gola del Furlo, sono ancora visibili ammirevoli opere murarie di sostegno alla strada. In seguito, fu un imperatore che si occupò dei lavori di miglioramento della Flaminia: Vespasiano, dal 70 al 76 d.C., fece infatti eseguire i lavori per l’apertura di una galleria che rese più agevole il superamento della gola.

Successivamente, l’imperatore Vespasiano, memore delle difficoltà incontrate dal suo esercito nell’attraversare il Furlo, decise di rendere più agevole il passaggio scavandovi una nuova galleria. I lavori per la sua costruzione durarono sei anni e migliaia di schiavi furono impegnati nell’impresa. Al termine, la galleria aveva dimensioni di tutto rispetto: metri 38,30 di lunghezza, 5,40 di larghezza e 4,80 di altezza.
Negli anni ottanta l’ANAS mise in opera un progetto di adeguamento della Flaminia di due gallerie unidirezionali parallele. La prima è stata aperta al traffico nel 1985, la seconda nel 1991.

Il destino della Flaminia è stato segnato da periodi più o meno lunghi di interruzione del transito causati dai massi che, precipitando dalle pareti del Pietralata, ne ostruivano il passaggio.
Oggi la via Flaminia, oltre a mantenere il ruolo di importante via di comunicazione stradale, consente al visitatore di percorrere un itinerario affascinante.


Il percorso

La via Flaminia è un autentico museo all’aperto: ponti, gallerie, cippi stradali, iscrizioni, siti archeologici, sistemi fognari, ecc.
Si parte da Fano (Fanum Fortunae) che, con il suo Arco d’Augusto (9-10 d.C.), è certamente una delle città del percorso dell’antica strada consolare che meglio conserva le sue vestigia romane.
A Tavernelle di Serrungarina sono stati rinvenuti oggetti come vasellame, anfore, monete e una rara testa marmorea di Attis, oggetti che sembrano indicare l’esistenza di un’antica stazione di sosta. Si possono osservare, sempre a Tavernelle, i resti di un’edicola sacra, per poi raggiungere, nel comune di Fossombrone, la località di San Martino del Piano dove è visibile l’area archeologica dell’antico Forum Sempronii. Poco distanti si trovano anche i resti di una domus con impianto termale. Da visitare il Museo Archeologico della Corte Alta, dove sono conservati molti reperti provenienti da quest’area.
Non lontano si trova la località di Calmazzo, dove un recinto funerario d’epoca romana con due cippi ricorda la famiglia Cissonia.
Da Calmazzo si arriva alla suggestiva Gola del Furlo, con la galleria di Vespasiano (76 d.C.) che si può ancora percorrere in auto.
Superata la Gola, si giunge nel comune di Acqualagna dove, nei pressi dell’antica abbazia di San Vincenzo, si trova il viadotto romano costruito in età repubblicana con pietra del Furlo, che aveva lo scopo di riparare la strada Flaminia dalle piene del torrente Candigliano.
A Cagli (l’antica Cale) rimane il Ponte Mallio, costruito alla fine dell’età repubblicana e destinato un tempo ad attraversare il torrente Bosso. Ancora due ponti romani nel comune di Cantiano: a Pontericcioli, lungo un tracciato che devia dal percorso attuale della strada, emergono numerose strutture romane e il cosiddetto Ponte Grosso, di età augustea, a due arcate separate da un frangiacque. Un secondo monumentale Ponte Grosso consente, tuttora, alla via Flaminia di superare il fiume Burano, attraverso due arcate larghe circa 7 metri, con pilone centrale e frangiacque.