La Basilica di San Paterniano a Fano
Fano è una città così ricca e interessante, in ogni angolo del centro storico è possibile rimanere meravigliati da scorci e da molti edifici sacri e civili che ci sono. Oggi vogliamo portarvi a conoscere la Basilica di San Paterniano, un luogo affascinante dedicato al principale patrono della città.
Chi era San Paterniano
C’è un aura leggendaria intorno alla figura del Santo che fu, molto probabilmente, il primo Vescovo di Fano. La Vita Sancti Paterniani è un codice del XII secolo (Codice Nonantolano, Archivio del Capitolo di Fano) che ci riporta fatti e avvenimenti della sua vita, anche se è presumibilmente poco attendibile. Vi si narra che San Paterniano nasce a Fano verso il 275, fu prima un’eremita, poi abate di un monastero e infine eletto Vescovo della città, carica che detenne per oltre quarant’anni. Morì a Fano il 13 novembre 360. Viene celebrato il 10 luglio e, insieme Sant’Orso e Sant’Eusebio, è il patrono della città di Fano.
La Grotta di San Paterniano
Si tratta di un grande vano ipogeo situato nelle campagne di Fano, lungo le cosiddette Ripe di Ferriano, sulla sponda destra del fiume Metauro. La grotta fu ritrovata, in modo del tutto fortuito, durante una battuta di caccia nel XVIII secolo; in quell’occasione i cacciatori trovarono anche un’iscrizione con inciso il nome di San Paterniano, da qui la denominazione Grotta di San Paterniano. Si pensa infatti che il Santo vi si sarebbe rifugiato, insieme ad alcuni suoi compagni, per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani a opera di Diocleziano e Massimiano.
Il sotterraneo si presenta a pianta a T, con volta a botte, in pietra e ciottoli e ricoperto da intonaco. Originariamente vi si accedeva solo mediante due botole situate sulla volta, mentre oggi l’ingresso è più agevole e si trova all’interno di una proprietà privata.
La basilica
L’attuale struttura è stata eretta nel XVI secolo, quando la precedente e omonima basilica venne abbattuta. Della preesistenza si hanno notizie certe solo a partire dal 1046, ma è certamente molto più antica e sorgeva fuori città, lungo la Via Flaminia.
Il nuovo complesso cinquecentesco che comprendeva chiesa e convento è stato attribuito, senza un riscontro di fonti, all’architetto Jacopo Sansovino. La costruzione, approvata da Papa Paolo III, iniziò nel 1547. La basilica appartenne all’ordine dei Canonici Regolari Lateranensi fino al 1860, venne poi trasformata in caserma e tornata di proprietà dei Frati Minori Cappuccini dal 1922.
La facciata della basilica è rimasta allo stato grezzo, a eccezione del bel portale, di matrice michelangiolesca, che fu realizzato in pietra nel 1573 dallo scalpellino veneziano Giacomo di Stefano Bambagini. Al contrario l’interno si presenta ricco e sfarzoso ed era già completato nella sua imponenza e bellezza il 17 aprile 1558 , giorno della sua consacrazione.
Internamente si presenta a forma di croce latina, suddivisa in tre navate, con volta a botte nell’ampia navata centrale che è sormontata da una cupola all’incrocio con il transetto non aggettante e volte, con piccole calotte, nelle campate delle due navate minori.
Le navate laterali permettono l’accesso alle cappelle absidali di San Giuseppe e San Paterniamo, mentre la navate centrale termina nel vano absidato dove campeggia l’affresco di Dio Padre del pittore Giambattista Ragazzini.
Degno di nota e considerazioni è l’apparato decorativo della basilica, collocato nelle varie cappelle e altari. Troviamo:
- la pala d’altare raffigura San Paterniano in Gloria sopra la città di Fano, opera attribuita al bolognese Alessandro Tiarini;
- una copia dello Sposalizio della Vergine del Guercino a opera di Giusto Cespi. L’originale è conservato alla Pinacoteca San Domenico di Fano;
- una tela raffigurante la Vergine adorata dai Santi Nicola da Bari e Onofrio di Bartolomeo Giancolini (sec. XVII);
- la Vergine con il Bambino e i Santi Sebastiano e Carlo Borromeo del veronese Claudio Ridolfi (sec. XVII);
- Il Transito di San Giuseppe attribuito a Giuseppe Cesari (il cavalier d’Arpino);
- la Vergine con le Sante Caterina, Lucia, Agata e Agnese attribuita a Bartolomeo Morganti. Altre opere di quest’ultimi due artisti si possono ammirare anche al Museo del Palazzo Malatestiano di Fano.
La Cappella con le reliquie del Santo
Un approfondimento particolare è riservato alla Cappella absidale di San Paterniano dove sono conservate le spoglie del Santo e il suo antico sarcofago. La traslazione delle ossa avvenne il 10 luglio 1551. Ora le reliquie sono racchiuse in una cassetta di zinco posta sotto il cuscino dell’urna marmorea che ospita una statua di San Paterniano.
Il vano della cappella è decorato con stucchi seicenteschi ed è diviso in due campate. La parte anteriore ha sulle pareti laterali due tele del pittore fanese Sebastiano Ceccarini raffiguranti San Paterniano e i suoi monaci seguono l’Angelo e San Paternino fa abbattere gli idoli. Nella cupoletta invece è affrescato San Paternino in gloria, realizzati dopo il 1772. La parte posteriore è inoltre decorata con tre tele di Carlo Bononi: l’Angelo appare a San Paterniano, San Paterniano guarisce una cieca, La ricognizione della salma del Santo, realizzate invece intorno al 1610. La decorazione della volta invece è a opera del pittore urbinate Antonio Viviani con l’affresco raffigurante la Gloria dei Putti.
Il Chiostro e il Campanile
La bellissima e monumentale cantoria seicentesca che ospita un organo Callido del 1775 (Gaetano Callidofu uno dei maggiori rappresentanti della scuola organaria veneta). Lo strumento è molto pregevole ed è uno dei tre organi di 12 piedi nelle Marche.
Da qui si accede al suggestivo chiostro dominato dal campanile, che fu ricostruito nel modo più fedele possibile all’originale dopo il diroccamento dovuto ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Al centro del chiostro è stato ricollocato, da pochi anni, il puteale datato e firmato da Jocobus Venes nel 1557.
(immagini di Stefano Frattini)