La Fano medievale

L’EREDITÀ DEI MALATESTI

Nel 1355 i Malatesti divennero i signori di Fano. La potente Signoria, che governò la città per più di un secolo (1355-1463), attuò una grande opera di riorganizzazione e ampliamento dei confini, diede impulso alle arti e alle lettere e accrebbe, abbellì e fortificò la città. Nuove mura cinsero quelle romane, vennero ripristinate porte e bastioni e sorse l’imponente Rocca Malatestiana: un nuovo princeps, Sigismondo Pandolfo Malatesti, era a capo della città e avrebbe lasciato la sua impronta indelebile.

Oggi l’eredità dei Malatesti è rintracciabile nelle loro significative opere monumentali, nell’imponente cinta difensiva che abbraccia la città fondendosi con quella dell’antichità romana e nei celebri Codici Maltestiani, conservati dell’Antico Archivio comunale di Fano, straordinario patrimonio documentario attestante le relazioni della signoria nel contesto italiano ed europeo.

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Porta Maggiore e il Bastione del Nuti

La Porta Maggiore, o Porta Malatestiana Maggiore, posta davanti all’Arco di Augusto, era una delle porte di Fano realizzata ai tempi dell’ampliamento della città nel 1227 e fino all’inizio del ventesimo secolo ha rappresentato l’entrata principale di Fano. Durante l’assedio delle truppe pontificie guidate da Federico Montefeltro, la Porta Maggiore ed i suoi torrioni laterali vennero distrutti. L’incarico della loro ricostruzione fu affidato all’architetto Matteo Nuti che le affiancò un bastione difensivo, il Bastione del Nuti.

Nel 1227, in seguito all’ampliamento verso Sud-Ovest della città, fu costruita, di fronte alla Porta d’Augusto, una nuova porta detta “Maggiore” che assunse il ruolo di nuovo ingresso fortificato della città. Durante il dominio della signoria dei Malatesti, la porta subì numerosi interventi di rifacimento e rafforzamento, interventi che non furono tuttavia sufficienti a proteggerla dai bombardamenti delle truppe pontificie guidate da Federico Montefeltro del 1463. Durante questo assedio, la Porta Maggiore ed i suoi torrioni laterali vennero distrutti. L’incarico della loro ricostruzione fu affidato all’architetto Matteo Nuti e fu successivamente completata dal figlio Ludovico. L’ingresso progettato doveva essere un aggiornamento delle difese fino a quel momento consistenti nell’ormai obsoleta porta d’Augusto: fu realizzata quindi una nuova entrata spostata verso occidente, con una apertura per il passo carraio ed una per quello pedonale. Ai lati due buche, ancora visibili, permettevano il tiro di fiancheggiamento. La Porta in origine doveva essere coronata da merli, poi coperti da una capriata lignea. Successivamente, a fianco della Porta, venne eretto un ulteriore nucleo difensivo, il Bastione del Nuti, dal nome dello stesso architetto: basso, tozzo, con muri a scarpa e con uno spazio sufficiente per permettere il movimento dei pezzi di artiglieria, il bastione fu poi tagliato in epoca fascista per consentire un ingresso monumentale alla città. Nell’angolo occidentale costruì un torrione poligonale, molto simile ad uno dei torrioni della cinta muraria di Gradara, con spazio sufficiente a movimentare pezzi da fuoco che potessero difendere la parte di mura romane a cui si raccordava.

Tutta la zona di Porta Maggiore ha subito, soprattutto nell’ultimo secolo, notevoli trasformazioni: le mura che legavano il bastione alla Porta Maggiore sono state abbattute per consentire un più agevole accesso alla città e quindi la vista della Porta Augustea, furono demolite tutte le case tra le due porte, fu abbassato il livello stradale e venne arretrata la facciata della chiesa di San Michele. Lo spazio del bastione all’interno delle mura è stato adibito, nel periodo 1930-1940, a giardini pubblici, “il Pincio” e lo spazio è abbellito da una statua di Cesare Ottaviano Augusto, copia bronzea della statua trovata nei pressi di Prima Porta, a Roma.

Palazzo Malatestiano e Corte Malatestiana

Del secolare dominio dei Malatesti a Fano, il Palazzo Malatestiano e la sua suggestiva Corte, sono sicuramente i simboli più affascinanti e rappresentativi. Residenza ufficiale della signoria e sede di una corte attiva e vivace, l’imponente complesso, in virtù delle tante epoche che lo hanno attraversato, ha oggi una identità architettonica complessa ed articolata e una varietà di stili che nulla ha tolto al suo fascino originario.

Affacciati su Piazza XX Settembre, nel cuore della città, il Palazzo Malatesti e la Corte malatestiana, posti su un’area che già in epoca romana aveva ospitato edifici pubblici romani, come documentato dalla presenza di mosaici risalenti alla fine II o inizi del III secolo d.C., sono sicuramente due dei luoghi simbolo di Fano. Luogo pieno di storia e suggestione, la Corte Malatestiana, una sorta di ampio cortile scoperto all’interno del Palazzo raggiungibile passando attraverso il monumentale Arco Borgia-Cybo, rappresentò il centro della vita politica, artistica e culturale della città per oltre un secolo. Dal punto di vista architettonico, solo la parte di sinistra è realmente malatestiana, quella su cui si affaccia l’imponente Palazzo, con il portico dalle snelle colonne in pietra ed i capitelli con la caratteristica rosa malatestiana a quattro petali e le quattro bellissime bifore archiacute in cotto. Sul lato occidentale della Corte, ci sono le cosiddette Case Malatestiane: affacciate sulla Corte, vennero fatte erigere nel 1355 da Galeotto I Malatesti, appena divenuto signore di Fano, come propria residenza ufficiale della signoria. Successivamente, Pandolfo III Malatesti, non accontentandosi della residenza paterna, le ampliò sul fronte occidentale con un’architettura tardo-gotica. I lavori per la cosiddetta “Casa nuova del signore”, il Palazzo Malatestiano, iniziarono nel 1413 e si conclusero nel 1421 quando Pandolfo III vi si stabilì definitivamente con la sua corte, facendo di Fano una città attiva dal punto di vista artistico e culturale. In virtù delle mutevoli vicissitudini storiche, il Palazzo ha oggi un’identità architettonica eterogenea e complessa caratterizzata da interventi molteplici e diversificati che hanno tuttavia lasciato inalterato il suo fascino originario. Nella parte più antica, che oggi ospita gli uffici e la direzione della Cassa di Risparmio di Fano, notevole è la grande volta trecentesca a crociera già facente parte della casa malatestiana così come la torretta scalare cilindrica che è visibile dalla corte.
La parte più recente è oggi sede della Pinacoteca e del Museo Civico. Lo scalone e la loggia furono ricostruiti come appaiono oggi nel 1544 quando la signoria dei Malatesti era da tempo tramontata e nel palazzo si era insediato il civico Magistrato. Il palazzo è inoltre collegato al Palazzo del Podestà tramite un pontile, ricostruito ma presumibilmente presente anche nella struttura originaria.


Rocca Malatestiana

Difficile passare per Fano senza restare colpiti dalla monumentale fortezza quadrangolare che campeggia nei pressi del porto della città: imponente e maestosa, la Rocca Malatestiana, edificata da Matteo Nuti per volere di Sigismondo Pandolfo Malatesti, è una delle prime fortezze erette nelle Marche nel XV secolo ed uno dei luoghi simbolo della città.

Monumentale e suggestiva, la Rocca Malatestiana o “Fortezza” si inserisce all’interno del contesto delle mura malatestiane, ancora splendidamente conservate per la maggior parte del loro perimetro originale.
Già in uso nel XIV secolo, assunse la forma attuale per volere di Sigismondo Pandolfo Malatesti, che ne curò molto probabilmente anche la progettazione con la collaborazione dell’architetto Matteo Nuti, nel grande progetto di ampliamento e rafforzamento difensivo della città. I lavori di costruzione iniziarono a partire dal 1438 e si si conclusero nel 1452 con l’erezione del Mastio, ideale avamposto per la sorveglianza costiera e, all’occorrenza, anche faro per guidare la rotta delle navi che avevano i loro approdi proprio sotto il fortilizio. La costruzione subì poi, in relazione al mutare delle esigenze difensive e degli eventi storici, adattamenti e modificazioni, mantenendo tuttavia la fisionomia originaria di ampio rettangolo fortificato, delimitato da cortine scarpate con robusti torrioni angolari.
Di forma quadrangolare con torrioni ai fianchi, la Rocca venne costruita in due tempi: inizialmente fu realizzato il recinto interno attorno al Mastio e in un secondo momento venne ampliata la cinta esterna. La parte più antica dell’intero complesso architettonico è la Rocchetta, edificata su resti romani e medievali. Alla Rocca si accedeva da due ponti levatoi, divisi dal rivellino e dal Mastio che tradizionalmente veniva chiamato Torre Malatestiana. La scarpatura fu costruita con una notevole inclinazione in modo tale che i nemici non riuscissero a sottrarsi al lancio di pietre e i proiettili scagliati dalle catapulte rimbalzassero di sbieco.
La corte interna è circoscritta dal muro di sostegno dei camminamenti superiori e dal basso fabbricato ospitante la cappella e le celle del carcere: originariamente questo ambiente della Rocca era terrazzato e in seguito venne elevato di un piano e venne coperto da un tetto per ospitare le stalle, alle quali si accedeva tramite la caratteristica scala a rampa. Nel sottosuolo gallerie e passaggi segreti mettevano in comunicazione la rocca con la città e l’esterno.
Nel 1463, in seguito ai danni causati dall’assedio di Federico di Montefeltro, Antonio da Sangallo effettuò lavori di restauro alle muraglie e innalzò nuovi torrioni, rendendo il torrione orientale quasi un bastione e collocandovi una bocca da fuoco. Adibita a carcere mandamentale a partire dal 1860, la Rocca subì pesanti danneggiamenti durante la Seconda guerra mondiale, per essere poi oggetto di un lungo lavoro di riqualificazione conclusosi in anni recenti. Oggi, la monumentale fortezza è fruibile al pubblico e sede di eventi durante la stagione estiva. Una rete sotterranea non più praticabile, fatta di gallerie e passaggi segreti che la collegavano con la città e l’esterno, rappresenta il reticolato segreto della Rocca e dei suoi misteri.

Ex Chiesa di San Francesco

Chiamata anche la chiesa senza tetto, l’ex chiesa di San Francesco a Fano è uno degli edifici più suggestivi ed affascinanti della città. Sarà forse per quel senso di rovina che “testimonia non una decomposizione, ma una sopravvivenza, non qualcosa che si distrugge, ma che resiste al tempo” o perché sono il cielo e le stelle a farle da tetto, difficile dirlo. Certo è che trovandosela di fronte è impossibile non rimanere meravigliati.

Monumento a cielo aperto, unico nel suo genere, la ex chiesa di San Francesco, sita nel centro storico di Fano è uno tra i più affascinanti tesori della città. Costruita per ospitare l’ordine dei Frati Minori istituito da San Francesco d’Assisi, è stata per molti anni uno dei più importanti fulcri della vita religiosa e sociale della città. Il complesso architettonico, comprendente chiesa e convento, venne edificato a partire dalla metà del XIII secolo, come si evince dalla bolla papale datata 1255, nella quale Alessandro IV concesse indulgenze a chi avesse elargito contributi per l’edificazione e venne ultimato intorno al 1336, data della sua consacrazione.
La devozione religiosa dei Malatesti e la loro vicinanza all’ordine francescano fecero sì che durante la loro signoria la chiesa fu ristrutturata e impreziosita di nuovi elementi decorativi e architettonici, tra cui lo stemma della famiglia e numerose opere d’arte. Il legame tra i Malatesti e la chiesa di San Francesco venne definitivamente suggellato quando la famiglia scelse il convento come luogo di sepoltura per ospitare alcune delle loro tombe, tra cui quella di Sigismondo Pandolfo Malatesti, morto nel 1427, della sua prima moglie Paola Bianca, morta nel 1398, e del loro medico Bonetto da Castelfranco, morto nel 1434. Le tombe, originariamente collocate all’interno del coro, dalla metà del XVII secolo furono trasferite sotto il loggiato. Durante il Rinascimento, la chiesa di San Francesco conobbe un nuovo momento di splendore e divenne uno dei principali centri culturali della città. Dell’originario convento, oggi sede del Comune di Fano, non rimane alcuna traccia, poiché fu demolito e ricostruito ex novo nella seconda metà del XVIII secolo secondo un gusto di ascendenza vanvitelliana.
Dell’antica struttura medievale della chiesa, con la tipica configurazione ad aula, con copertura a capriate e profondo presbiterio affiancato da due cappelle minori, sopravvive solo parte del fianco sud, poiché l’edificio venne ristrutturato a metà Ottocento in stile neoclassico. Nel sottoportico sono ancora conservate e visibili le splendide tombe Malatestiane attribuite a Leon Battista Alberti. Dopo anni di abbandono durante i quali la chiesa fu utilizzata come magazzino e poi come stalla, nel 1840 iniziarono i lavori di ampliamento e ammodernamento secondo i canoni estetici del periodo. Nel 1930, a seguito dell’ennesimo evento sismico, il tetto fu demolito per questioni di sicurezza.
Oggi questo suggestivo gioiello architettonico, con la sua atmosfera decadente e magica, è a pieno titolo parte del patrimonio artistico della città: sede di concerti, mostre, conferenze ed eventi culturali, attrae ogni anno migliaia di visitatori… a naso all’insù!

Tombe Malatestiane

Le tombe malatestiane presenti nella chiesa di San Francesco a Fano costituiscono una testimonianza di straordinario valore dell’arte e della storia medievale italiana e rappresentano non solo l’importanza e l’influenza di una delle famiglie più significative di quel periodo, ma anche un’opportunità unica per immergersi nell’eredità artistica e culturale lasciata dai Malatesti.

Il profondo legame tra i Malatesti e la città di Fano venne suggellato quando la potente signoria scelse la chiesa di San Francesco come luogo di sepoltura per ospitare alcune delle loro tombe, tra cui quella di Pandolfo III Malatesti, morto nel 1427, della sua prima moglie Paola Bianca, morta nel 1398, e del loro medico Bonetto da Castelfranco, morto nel 1434. Originariamente collocate all’interno del coro della chiesa le tombe malatestiane, furono trasferite sotto il loggiato dalla metà del XVII secolo. La configurazione attuale del portico risale a una ricostruzione neogotica completata nel 1850 ad opera dell’ingegnere Filippo Bandini. Delle strutture originali rimangono solo le paraste in pietra che si appoggiano al muro di fondo, insieme al magnifico portale trecentesco caratterizzato dalla caratteristica strombatura decorata con eleganti elementi a forma di tortiglioni.
Autentico capolavoro della scultura tardogotica d’importazione veneziana è la maestosa Tomba di Paola Bianca Malatesti, prima moglie di Pandolfo III morta nel 1398, situata a sinistra del Portale. Realizzata dall’artista veneziano Maestro Filippo di Domenico, la tomba è impreziosita da un notevole apparato scultoreo ornamentale che circonda l’immagine della donna stesa sopra il ricco sarcofago. Gotiche sono anche le tombe del fedelissimo medico di Pandolfo III Malatesti, Bonetto da Castelfranco, morto nel 1434, e la soprastante pietra tombale in marmo rosso veronese.  Ma il vero capolavoro è indubbiamente rappresentato dalla tomba di Pandolfo III Malatesti, morto nel 1427, per il quale più di trent’anni dopo il figlio, Sigismondo Pandolfo, fece erigere un monumento funebre commemorativo affidando l’esecuzione al maestro Leon Battista Alberti. Primo esempio maturo di arte Rinascimentale, la tomba è posizionata su di un alto basamento in pietra arenaria foggiato secondo modelli stilistici tipicamente classici con tre pilastrini scanalati e rudentati che sostengono la trabeazione composta da architrave, fregio a palmette e cornice. La soprastante arca in granito rosa e nero che custodisce le spoglie del signore e presenta un rilievo rappresentante festoni e puttini alati, è un sarcofago medievale sopra lavorato portato a Fano da Senigallia nel 1457. Probabilmente le varie parti che compongono il basamento del monumento funebre furono preparate a Rimini nel cantiere del Tempio Malatestiano sotto la direzione di Matteo De’ Pasti.

Il Palazzo del Podestà

Conosciuto anche come Palazzo della Ragione, il Palazzo del Podestà, costruito nel tredicesimo secolo e sede del potere civile e amministrativo della città, affaccia su l’eclettica piazza XX Settembre ed è sede oggi del Teatro della Fortuna. Dalle forme imponenti e monumentali, l’edificio presenta un’alternanza significativa di stili, a testimonianza delle numerose mutazioni estetiche e funzionali subite nel corso dei secoli.

Costruito nel 1299, come testimonia l’epigrafe ben visibile sul pilastro angolare di destra, il Palazzo del Podestà venne edificato da Bernabò di Lando, eletto primo capitano, governatore e difensore e riformatore del popolo popolare della città di Fano per cercare di sedare le pericolose lotte interne tra le famiglie nobiliari fanesi, il Palazzo del Podestà rappresenta un punto di riferimento architettonico e storico per la città, e una testimonianza tangibile delle varie epoche che l’hanno attraversata modificandone l’assetto. L’edificio, caratterizzato da sobrietà ed austerità, si presenta con un maestoso portico realizzato in pietra viva, caratterizzato da cinque arcate a pieno sesto. La parte superiore è invece realizzata in laterizi ad eccezione delle colonnette in pietra risalenti al secolo scorso e degli antichi stemmi podestarili quasi completamente cancellati.  Ad oggi è possibile ancora osservare al centro della facciata, sopra il terzo arco, il Trittico dei Protettori della città: San Paterniano al centro, affiancato da San Fortunato e San Eusebio ai lati risalenti a due epoche differenti: la nicchia centrale con la statuetta in pietra di S. Paterniano è dei primi anni del secolo XIV, mentre le nicchie laterali con le statuette in cotto di S. Fortunato e S. Eusebio sono opera del sec. XVI. la Torre civica che attualmente sovrasta il palazzo venne costruita nel 1950 in sostituzione del cosiddetto “Campanile di piazza” di epoca settecentesca, distrutto, come quasi tutti gli altri campanili delle chiese della città, dalle truppe tedesche in ritirata nell’agosto del 1944. 

Cattedrale di Santa Maria Assunta

Dalle fondamenta di un’antica chiesa di origine romana sorge la Cattedrale di Santa Maria Assunta, principale luogo di culto di Fano. Ad una facciata esterna che ha conservato la sua struttura romanica, fa da contraltare un interno riccamente adornato tra cui spicca, per magnificenza, la splendida Cappella Nolfi dalle grandi decorazioni barocche.

Innalzata nella seconda metà del XII secolo sui resti di un’antica Chiesa distrutta da un incendio nel 1124, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, elevata a rango di Basilica minore papa Pio XII nel 1953, è a tutt’oggi il principale luogo di culto della città.
La distruzione della precedente chiesa su cui fu eretta la cattedrale, è attestata dalla presenza di una lapide in cui viene descritto il motivo della distruzione e la riedificazione della nuova cattedrale grazie al vescovo Rainaldo. La nuova struttura, risalente al 1140, si presenta con una facciata esterna che ha conservato la sua struttura romanica originaria tripartita con un profilo a capanna. Nella parte centrale è visibile un bel portale. L’interno presenta tre navate con le relative tre absidi di cui due, quelle laterali, sono state tramutate in cappelle laterali a partire dal XIV secolo. Nel presbiterio è collocato l’altare maggiore che poggia sul sarcofago di San Fortunato; dietro è posto il coro ligneo del XVIII secolo e sul fondo è la tela di Sebastiano Ceccarini, che raffigura Maria assunta in cielo. Di importante valore storico ed artistico il pulpito composto da lastre marmoree con rilievi in pieno stile romanico, che ritrae episodi evangelici della Venuta di Cristo. Lateralmente vi sono sei cappelle, tre per ogni lato. Nella navata di sinistra si incontrano le cappelle del Crocifisso, della Madonna Pellegrina e la cappella del Battistero, nella quale fu battezzato, il 4 marzo 1536, Ippolito Aldobrandini, futuro papa Clemente VIII. Nella navata destra, si incontra la cappella dedicata a San Paolo, segue quella dove sono i sepolcri dei vescovi diocesani, e infine la più sontuosa Cappella Nolfi, affrescata con “Le Storie della Vergine” dal Domenichino tra il 1618 e il 1619, gioiello barocco della Cattedrale e della città. Risalgono al XVI secolo la due absidi laterali e la cripta, mentre relativamente più recente è il campanile ricostruito dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Caratteristica peculiare del campanile sono le cinque campane, un tempo elettrificate a slancio e poi modificate per aumentare la stabilità del campanile stesso. Situato nella testata del braccio destro del transetto vi è l’organo a canne costruito nel 1909.

Pinacoteca del Museo del Palazzo Malatestiano

Istituita nel 1898, la Pinacoteca ospita una delle più pregevoli raccolte di dipinti delle Marche e testimonia l’excursus della pittura a Fano e nel territorio marchigiano dal XIV secolo ai giorni nostri, evidenziando i contatti e le influenze con differenti correnti artistiche e scuole pittoriche come quella veneta, bolognese e romana.

La raccolta originaria della Pinacoteca è composta da dipinti provenienti da edifici religiosi dismessi, a cui nel corso del tempo si sono aggiunti donazioni e lasciti come la collezione del collezionista Antonelli e il lascito Vici Martelli. Le opere sono esposte seguendo principalmente un criterio cronologico: al primo piano si trovano la Sala del Caminetto con opere del XIV e XV secolo tra cui le pale d’altare come il Polittico di Michele Giambono e del Maestro di Roncaiette, la Madonna col Bambino in trono fra i santi Elena, Zaccaria, Sebastiano e Rocco di Giovanni Santi, padre di Raffaello. In questa sale è possibile anche ammirare il farsetto di Pandolfo III Malatesti, indumento che solitamente veniva indossato sotto l’armatura, rinvenuto durante la riesumazione della mummia del condottiero nella tomba presso l’ex Chiesa di San Francesco.

Accanto alla sala del Caminetto si apre la Sala Grande, luogo di rappresentanza già all’epoca del signore Pandolfo III Malatesti, con copertura a capriate e portale di accesso in pietra che ospita dipinti del XVI e XVII secolo. Tra le opere più interessanti la pala dipinta dai pittori fanesi Bartolomeo e Pompeo Morganti con la Resurrezione di Lazzaro e San Michele Arcangelo. Notevole è anche la collezione di opere di scuola bolognese provenienti dalle chiese cittadine: l’Annunciazione di Guido Reni, il Davide con la testa di Golia attribuita tradizionalmente al Domenichino, l’Angelo Custode del Guercino, le opere del forsempronese Giovanni Francesco Guerrieri e quelle del pesarese Simone Cantarini. Al piano terra attraverso un portale ad arco acuto originario del periodo malatestiano si accede alla Sala Morganti, caratterizzata da un soffitto a travi a vista con mensole intagliate, forse destinata ad armeria in epoca malatestiana e poi ad archivio comunale ed ora destinata ad esposizioni temporanee.

CERAMICHE E NUMISMATICA

Al piano mezzanino, a pochi passi dalla biglietteria, è possibile accedere alla Sala delle Ceramiche e all’attigua Sezione della Numismatica. All’interno della prima sala, nella vetrina al centro, è possibile osservare manufatti e frammenti, parte dei quali restaurati, databili tra il XIV e il XVIII secolo. La provenienza dei lavori è in parte locale, ma sono presenti anche manufatti provenienti da Urbania, l’antica Casteldurante. Si possono ammirare albarelli e pillolieri facenti parte della serie di vasi da farmacia provenienti da diverse farmacie e dall’antico ospedale, decorati con la caratteristica “rosa pesarese”, realizzati nel 1803 dalla manifattura Casari e Callegari di Pesaro e alcuni pezzi del servizio da tavola in porcellana del 1782 eseguito per il Comune di Fano dalla manifattura Veneziana di Geminiano Cozzi.

A fianco della sala delle ceramiche è esposta una campionatura della collezione numismatica costituita da monete romane repubblicane e imperiali, medievali e moderne di varie zecche italiane, comprese quelle battute dalla zecca operante a Fano dal 1414 al 1796, oltre che da alcune medaglie tra le quali è da ricordare la bellissima serie di “Medaglie Malatestiane” realizzate da Matteo de’ Pasti per Sigismondo Malatesti nel 1446.