La Fano romana
Lasciati ispirare dalla storia mentre passeggi tra i monumenti, come la famosa Porta della Mandria e gli Scavi archeologici e lasciati rapire dai suoi luoghi di altre epoche come il Pincio, che rendono Fano una piccola Roma, dove periodicamente nuove scoperte fanno riemergere la sua storia plurimillenaria.
A testimonianza del periodo romano, Fano ospita anche resti di un impianto termale con annessa palestra e di alcuni edifici privati, insieme a ritrovamenti archeologici che vengono riscoperti nelle visite guidate dei sotterranei.

Fanum Fortunae
Fanum Fortunae deve il suo nome alla dea Fortuna e al tempio a lei dedicato, eretto a testimonianza della battaglia del Metauro in cui le legioni romane sconfissero l’esercito cartaginese
È proprio attorno al tempio che nacque il primo nucleo abitato. Sbocco sul mare dell’antica Via Flaminia, Fano fu cinta di mura dall’imperatore Cesare Ottaviano Augusto che fece costruire la porta di accesso alla città, l’Arco d’Augusto, e incaricò il famoso architetto Vitruvio di erigere qui una basilica.
Arco di Augusto
La visita alla Fano Romana non può che iniziare dall’Arco d’Augusto. Da sempre simbolo della città di Fano, fu in epoca romana la principale porta d’accesso alla Colonia Julia Fanestris, dedotta dall’Imperatore Augusto sul sito di un abitato sviluppatosi attorno al repubblicano Fanum Fortunae (tempio dedicato alla Dea Fortuna). Costruito sul punto in cui la Via Flaminia si innesta nel Decumano Massimo della città, il monumento si data, tramite l’iscrizione del fregio, al 9 d.C.rnrnRealizzata esternamente in blocchi squadrati di pietra calcarea proveniente da cave del Monte Nerone, la Porta si articola in due fornici laterali minori e un fornice centrale maggiore: la chiave di volta di quest’ultimo è decorata con una rappresentazione di animale oggi non più riconoscibile.rnLe pietre provenienti dall’attico, demolito dal Duca di Urbino Federico da Montefeltro nel 1463, furono reimpiegate nella costruzione della adiacente chiesa di San Michele.

Mura Augustee
Proseguendo il nostro cammino verso nord incontriamo le Mura Augustee. Volute dall’Imperatore Augusto nel grandioso progetto di monumentalizzazione della città e completate nel 9 d.C., le mura si conservano ancora oggi per circa i due terzi del circuito originario.
La cortina muraria, sottratta alla demolizione negli anni Venti del secolo scorso, è realizzata in conci di pietra arenaria disposti a filari orizzontali con un riempimento interno di malta e scaglie di lavorazione ed è intervallata a spazi regolari da torri cilindriche. Oltre alla ben nota Porta d’Augusto, nelle mura si inserisce una porta secondaria detta la Porta della Mandria, utile allo scorrimento del traffico in uscita dalle mura verso nord.

Area Archeologica di Sant’Agostino
Di grande suggestione sono le imponenti strutture murarie rinvenute sotto la Chiesa e il Convento di Sant’Agostino che hanno stimolato per secoli la fantasia e suscitato l’interesse di studiosi ed appassionati.rnrnIdentificati alternativamente con la Basilica progettata dall’architetto Vitruvio e descritta nel u0022De Architecturau0022 o con quel u003cemu003eFanum Fortunaeu003c/emu003e che diede il nome alla città, i resti si articolano in un lungo muro a blocchetti di pietra intervallato da pilastri e finestre, piccole arcate disposte a ventaglio, una parete con abside, colonne e canalette di scolo.

Museo Civico, sezione archeologica
Allestita al piano terra del Palazzo Malatestiano, la Sezione Archeologica ospita reperti di varie epoche rinvenuti a Fano e nel suo territorio già nei secoli passati. Sotto il Portico quattrocentesco della Corte Malatestiana è stato anche ricomposto il cosiddetto mosaico della pantera (databile alla metà del II sec. d.C.).rnrnAll’interno sono presenti vetrine che custodiscono reperti preistorici, piceni e greci. Altre vetrine accolgono reperti di epoca romana (ampolle, lacrimatoi, una collezione di lucerne, frammenti di vetri, terrecotte votive, idoletti, spille, anelli ed altro ancora) di varia e non sempre documentata provenienza.rnrnParticolarmente degni di nota il famoso cippo graccano che testimonia l’avvenuta applicazione della Lex Sempronia (133 a.C.) anche nel territorio fanese, una statuetta di giovinetto con toga praetexta, bulla e calzari, la grande statua mutila raffigurante l’imperatore Claudio, alcune teste in pietra e in marmo, fra le quali una splendida testa muliebre con pettinatura all’Ottavia (fine sec. I a.C.), frammenti architettonici e scultorei vari, anfore, tessere di pavimenti in cotto e l’emblema centrale del cosiddetto mosaico del Nettuno con l’immagine del dio ritto su quadriga tirata da ippocampi (fine II e primi del III sec. d.C.).
