Teatri
La storia artistica e culturale di Fano e della provincia di Pesaro e Urbino testimonia un’attività fervida e appassionata, che ha fatto della regione un luogo privilegiato per la nascita di celeberrimi artisti. Si pensi allo scenografo e scenotecnico fanese Giacomo Torelli, che lavorò a lungo a Parigi alla corte del Re Sole, oppure al grande Gioachino Rossini, un genio che comprova l’esistenza di un ambiente articolato in luoghi dove lo spettacolo era fonte di stimolo e di vita, e che ancor oggi ha saputo mantenere immutata nella propria tradizione una simile ricchezza.
Teatri in provincia di Pesaro e Urbino
Tra i teatri in attività nella provincia di Pesaro e Urbino vi sono le due sale storiche più grandi delle Marche: il teatro di Fano e quello di Pesaro.
Realizzato originariamente nel 1665 dal celebre scenotecnico e scenografo Giacomo Torelli, il Teatro di Fano venne ricostruito a metà del secolo XIX nell’attuale struttura dall’architetto Luigi Poletti. Una seconda inaugurazione, dopo quella polettiana del 1863, si è avuta nell’aprile 1998: il teatro è stato restituito alla città nel suo splendore, dopo un lungo periodo di restauro a causa dei danni subiti nella seconda guerra mondiale. L’interno del teatro (900 posti), in stile neoclassico, rappresenta un riferimento innovativo per il linguaggio degli spazi teatrali di metà Ottocento. Poletti riuscì, infatti, a conferire alla classica tipologia ad alveare del teatro all’italiana, un’inedita e raffinata leggerezza.
Teatro Rossini
A Pesaro, il Teatro Rossini ha conservato una capienza di 872 posti. L’interno è caratterizzato da un’ottima acustica che, grazie all’ampio boccascena e ad un palcoscenico di ben 353 mq, permette lo svolgimento di rappresentazioni particolari. Il Teatro Rossini fu realizzato su progetto di Pietro Ghinelli e inaugurato nel 1818 con l’opera rossiniana “La Gazza Ladra”.
Teatro Comunale di Cagli
Esemplari anche le eclettiche decorazioni di fine ottocento che caratterizzano il Teatro Comunale di Cagli. L’elegante atrio a campate conduce alla sala riccamente istoriata. Il palcoscenico mantiene ancor oggi i vecchi dispositivi di manovra per le quinte, una macchina per le luci a soluzione salina, oltre che parte del corredo originale delle scene.
Teatro della Concordia
A San Costanzo l’attività del Teatro della Concordia è documentata a partire dal 1757. Il Teatro fu ricavato nell’ala residenziale dell’imponente torrione, eretto nel quattrocento a protezione del vertice nord-orientale del castello. Nel 1935 la sala interna ha perso la decorazione originale, ma ha mantenuto la classica tipologia dei teatri storici.
Teatro del Trionfo
Da visitare anche il Teatro del Trionfo a Cartoceto, terra di olivi, costruito fra il 1725 e il 1730 proprio in un’ex deposito di olive. La piccola sala è ornata semplicemente con nastri e volute, e il teatro, oggi fra i molti “silenziosi” delle Marche, è luogo dal fascino particolare.
Teatro Sanzio
A Urbino, prima dell’attuale teatro, una struttura stabile destinata agli spettacoli fu il Teatro dei Pascolini, fatto erigere dall’omonima Accademia nel 1683.
Fu smantellato dopo l’entrata in funzione del nuovo teatro, eretto fra il 1840 e il 1853, sull’area sovrastante il torrione quattrocentesco che domina l’area del Mercatale e racchiude la famosa Rampa di Francesco di Giorgio Martini.
Alla costruzione del teatro si affiancò una vera e propria operazione urbanistica, realizzata dall’architetto senigalliese Vincenzo Ghinelli, un autentico esperto di costruzioni teatrali.
La facciata, è creazione tipica di quel tardo neoclassicismo di cui il Ghinelli fu fedele seguace.
Quanto alla sala, più che per la tradizionale disposizione a ferro di cavallo dei tre ordini di palchi e del sovrastante loggione a galleria, la stessa è da ricordare per la superstite decorazione pittorica della volta, opera dell’eugubino Raffaele Antonioli. Per quanto accademiche, tali decorazioni imprimono alla sala un carattere di gaia festosità, soprattutto con le immagini delle nove Muse, poste in circolo nei rispettivi scomparti. Perdute sono invece le decorazioni delle balaustre a fascia dei palchi di cui facevano parte diciannove tondi con le effigi di personaggi illustri, primo fra tutti Raffaello Sanzio a cui il teatro era stato ed è tuttora dedicato. Tali decorazioni sono state cancellate e in parte rimosse nel corso dell’ultima ristrutturazione, portata a termine nel 1982 dall’architetto Giancarlo De Carlo: ristrutturazione che ha portato anche ad una radicale modifica dell’atrio, del sovrastante ridotto e degli spazi adiacenti.
Teatro Bramante
A Urbania, poco dopo l’Unità d’Italia, con il Trovatore di Giuseppe Verdi, nel 1864, fu inaugurato il nuovo teatro che si volle intitolare all’illustre concittadino Donato Bramante. Il faentino Romolo Liverani, di sensibilità romantica, dipinse le scene delle quinte e il sipario con la veduta di piazza San Cristoforo. Il pittore Lancisi da Sant’Arcangelo realizzò i medaglioni nel soffitto che riportano i quattro elementi (aria, terra, acqua e fuoco) rivissuti attraverso un’elegante mitologia. Il pesarese Pietro Gai modellò i busti di Donato Bramante e di quel Girolamo Crescentini che con la sua voce deliziò le platee dell’Europa napoleonica. Sempre del Gai sono i fregi dorati attorno ai medaglioni, raffiguranti personaggi del Rinascimento e del Risorgimento collegati alla storia della città: Francesco Maria II Della Rovere, Bramante, Raffaello, Girolamo Crescentini, Filippo Ugolini, Rossini e Verdi.
Teatro della Rocca
A Sassocorvaro, il Teatro fu ricavato all’interno della famosa Rocca progettata da Francesco di Giorgio Martini, occupando lo spazio di quello che fu il salone maggiore dell’edificio. Solo dopo il 1860, quando la rocca entrò a far parte del patrimonio comunale, il teatro diventò pubblico. Diversamente dalla maggior parte dei teatri del tempo, questo non dispone di palchi, ma solo di un palchettone ligneo che si protende sui due lati lunghi della sala con una balconata. Il tutto riccamente decorato nel 1895 dal pittore sassocorvarese Enrico Mancini (1867-1917) seguendo uno stile di chiara impronta neoclassica, un classicismo tuttavia contaminato da elementi tipicamente liberty. Un vero è prorpio gioiello!
Teatro Apollo di Mondavio
Di origini tardo settecentesche e ricavato nella preesistente ex chiesa dedicata a San Filippo Neri, il Teatro Apollo di Mondavio, completamente rinnovato nel 1887 è nel suo genere, un autentico gioiello che il recente restauro ha restituito al suo antico splendore.
Inizialmente gestito dall’Accademia del Teatro, fu particolarmente attivo nell’800 e nella prima metà del 1900.
Di notevole suggestione per l’armonia degli spazi e l’eleganza delle decorazioni floreali a festoni, racemi d’acanto e grottesche, esaltate dal bellissimo soffitto a velario con putti danzanti in circolo intorno ad Apollo. Il teatro ha riacquistato oggi la sua importante funzione culturale e sociale non solo nell’ambito della comunità mondaviese.
Teatro Mario Tiberini
A San Lorenzo in Campo, il Teatro Mario Tiberini, è situato nel palazzo dei Della Rovere, ex Palazzo Comunale del sec. XVI, appartenente al Castello roveresco, con sovrastrutture seicentesche (c’è uno stemma del Card. Giulio della Rovere); fu ceduto al Comune dal Marchese Ippolito. Inizialmente era intitolato Teatro “Trionfo” e si supponeva fosse stato ricavato dalla sala da ballo dei Della Rovere. Tra le testimonianze storiche del 1813-1814 in San Lorenzo in Campo esistevano profondi contrasti tra chi voleva la realizzazione dell’opera e chi vi si opponeva per il timore di danneggiare la struttura del palazzo. In seguito al restauro del teatro nell’anno 1981, esso venne intitolato al celebre concittadino Mario Tiberini, tenore assai apprezzato da Giuseppe Verdi.
Teatro Angel dal Foco
Pergola può vantare una tradizione teatrale antichissima. Già nel 1696 l’Accademia degli Immaturi organizzava spettacoli e rappresentazioni nell’antico palazzo della Comunità, dotato di prestigiose scenografie opera di Francesco e Ferdinando Bibiena. Nel 1752, con l’elevazione di Pergola al grado di città, per volere del Papa Benedetto XIV, si decise di dotare il centro di una nuova struttura. I lavori avvennero fra il 1754 e il 1758, per opera dell’architetto bolognese Raimondo Compagnini che, per il corredo scenico, si avvalse di Giuseppe Torreggiani e del pergolese Giovan Francesco Ferri.
La sala presenta ancora l’originaria fisionomia datale dal Compagnini: pianta ad U (da alcuni ritenuta la prima d’Italia), circondata da tre ordini di palchi (44 in totale), con loggione a balconata aperta. Inizialmente chiamato “della Luna”, con l’unità d’Italia il teatro veniva ribattezzato “Angel dal Foco”, in onore del celebre condottiero e capitano di ventura vissuto a cavallo fra il XIV e XV secolo. Per oltre due secoli il teatro ha funzionato ininterrottamente. La struttura iniziò il proprio declino nel primo dopoguerra, quando fu occupato dagli sfollati e spogliato di tutti i suoi arredi e scenari, compreso il sipario. Lasciato per decenni in stato di completo abbandono, tanto da subire un crollo parziale del tetto nel 1981, dopo un lungo restauro, nel 2002 è finalmente tornato alla vita.